IL PIATTO È NEL PESCE

IL PIATTO È NEL PESCE

No, nessun refuso nel titolo. Purtroppo. Se avrete la pazienza di leggere questo post capirete perché. Voglio però prima ringraziare il dott. Luca Nalbone: quanto segue è principalmente farina del suo sacco.

Qualche giorno fa abbiamo parlato di alcuni aspetti riguardanti l’utilizzo dei sacchetti di plastica nei supermercati. Mentre scrivevo quel breve articolo, tutta la mia concentrazione era rivolta alle problematiche igieniche legate all’utilizzo di sacchetti di materiale improprio o riutilizzati. Ovviamente il grave problema ambientale era una presenza chiara nella mia mente, ma in quel momento non mi rendevo esattamente conto di come la criticità dell’igiene degli alimenti più allarmante fosse al di là del mio naso. Faccio ammenda e provo a recuperare.

L’inquinamento degli oceani e dei mari del mondo è un argomento ormai tristemente noto.
La presenza di plastiche in mare è così massiccia da aver portato alla formazione di immense chiazze, delle vere e proprie “isole” galleggianti. Quello che in pochi sanno però è che dalla frammentazione del materiale plastico disperso nei mari e negli oceani di tutto il pianeta, per esposizione prolungate alla luce ultravioletta e alle intemperie, si origina una miscela eterogenea di materiali di forma diversa (fibre, granuli, perline, frammenti, pellets o scaglie) la cui caratteristica saliente sono le dimensioni comprese tra 0,1-5,000 µm: le cosiddette MICROPLASTICHE. Invisibili a occhio nudo, sono ormai presenti anche nelle acque in apparenza più cristalline.
Occhio non vede, cuore non duole? Ahinoi direi proprio di no, perché questi microframmenti sono captati dagli organismi viventi, entrando nella catena trofica. Attraverso processi di biomagnificazione (presenza in quantità sempre maggiori risalendo la catena alimentare), le microplastiche si riscontrano in una grande varietà di organismi viventi (plancton, bivalvi, crostacei, pesci, uccelli marini, rettili e mammiferi) che ne assumono quantità variabili e secondo vie differenti: ingerendoli (come pesci e gamberi) o filtrando l’acqua da cui ricavano ossigeno e nutrimento (come cozze e vongole).
Ad oggi non esistono leggi comunitarie o nazionali che ne regolamentino la presenza negli alimenti (difficile considerarli come corpi estranei, non essendo evidenziabili se non a livello laboratoristico). Per questo motivo l’EFSA (European Food Safty Authority) ha pensato di occuparsi della questione, sollevando numerosi dubbi.

Le microplastiche si accumulano fondamentalmente a livello del tratto gastro intestinale degli esseri viventi. L’uomo può assumerle ingerendo quei prodotti della pesca in cui il tratto gastro-intestinale non viene scartato prima del consumo, quindi quei prodotti ingeriti per intero, come ad esempio cozze e vongole (è stato stimato che in un pasto di cozze il quantitativo di plastica ingerito è di 7 microg/pasto). Cosa ben diversa nei pesci, che in genere vengono eviscerati prima di essere consumati. Ma a rendere ancora più inquietante il quadro è la scoperta che alcuni di questi frammenti (<1,5 micrometri) possono superare la barriera intestinale e giungere ad altri distretti edibili, come la muscolatura dei pesci. Si tratta solo di piccolissime quantità, tanto che saremmo portati a considerarle trascurabili. Ma non è finita qui. Ad oggi è sconosciuto il destino che queste plastiche hanno durante le fasi di trasformazione dei prodotti della pesca (trattamenti termici in primis!). La liberazione di sostanze tossiche potrebbe avere degli effetti già di per sé assai nefasti. Inoltre le plastiche sono possibili accumulatori di metalli come rame, zinco, alluminio e nickel, tutti elementi dotati di tossicità per gli organismi viventi.
E se quanto avete letto vi ha turbato, sappiate che escludere i prodotti della pesca dalla vostra dieta non sarebbe risolutivo: microplastiche sono ormai rilevate in numerosi campionamenti da acque potabili!

Se il loro effettivo ruolo tossicologico non è ancora chiaro, ce n’è abbastanza per non dormire sogni tranquilli. Un’inversione di rotta nella produzione, utilizzo e smaltimento delle plastiche è oramai improrogabile. Fate la vostra parte.

https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/160623

L'immagine può contenere: una o più persone, oceano, acqua e spazio all'aperto
By | 2018-01-25T21:57:22+02:00 Gennaio 25th, 2018|Uncategorized|0 Comments

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