È una fortuna che oggi si parli di Botulino più per riferirsi ad interventi di chirurgia estetica che a malattie alimentari, tuttavia il rischio di intossicazione è sempre dietro l’angolo e vale la pena fare un veloce ripasso.
Cominciamo col dire che Clostridium botulinum (il nome deriva da botulum, un richiamo agli insaccati in cui soprattutto in passato riusciva a svilupparsi) è un batterio che vive nell’ambiente e grazie alla capacità di formare spore (ovvero di chiudersi in uno stato di “letargo”) è anche molto resistente e longevo.
Può occasionalmente finire negli alimenti, dove, in particolari condizioni può riprodursi. Durante lo sviluppo, è possibile che venga prodotta una tossina: questa è la condizione nella quale il pericolo si manifesta.
Gli alimenti nei quali più facilmente può svilupparsi sono quelli che offrono le seguenti condizioni: assenza di ossigeno e scarsa acidità. Spesso si aggiunge in questi prodotti un trattamento termico che seleziona batteri resistenti al calore (e le spore di Botulino, appunto, lo sono).
L’ingestione della tossina, formatasi negli alimenti, causa una sintomatologia dipendente dalla dose, ma molto spesso gravissima e necessaria di trattamenti ospedalieri, purtroppo non sempre efficaci. Essa infatti induce una paralisi muscolare, che nei casi più gravi coinvolge i muscoli respiratori.
La comparsa della malattia e spesso legata al consumo di salumi e conserve fatte in casa e la riduzione della sua incidenza è legata certamente al fatto che questi prodotti sono sempre meno frequenti. Negli omologhi prodotti con tecnologie industriale, l’utilizzo di alcuni additivi (ad esempio i nitrati) o l’applicazione di temperature molto alte (non raggiungibili con attrezzature casalinghe) o un rigido controllo dell’acidità consente di ridurre a livelli insignificanti il rischio di sviluppo della tossina.
Va sottolineato che l’ingestione di batteri o loro spore non causa alcun problema, che invece è legato all’assunzione della tossina, che dunque deve essere pre-formata negli alimenti.
Quanto appena detto ha però un’eccezione assai inquietante: in condizioni di scarsa acidità gastrica, i batteri possono superare lo stomaco e produrre tossine direttamente nell’intestino, in una rarissima forma che prende il nome di botulismo interno o (e qui veniamo al punto) botulismo infantile.
Sì perché l’intestino dei lattanti può offrire condizioni favorevoli alla sporulazione e moltiplicazione dei batteri e alla conseguente produzione della tossina, che in questo caso non si troverà nell’alimento.
Nella maggior parte dei casi, l’assunzione dei batteri avviene direttamente dall’ambiente, ad esempio con la polvere (si tratta infatti spesso di neonati non ancora svezzati); tuttavia, in un numero non irrilevante di casi, l’origine del microrganismo è il miele, con il quale magari viene anche solo intinto il ciuccio.
Il miele può infatti con una certa frequenza albergare delle spore di Botulino, assolutamente innocue per gli adulti, ma che diventano invece una seria minaccia per il bambino.
Quali sono dunque i comportamenti da evitare?
- Il consumo di insaccati prodotti senza l’utilizzo di additivi che impediscano lo sviluppo del Botulino
- Il consumo di conserve che non abbiano subito un trattamento termico efficace (come detto, non si gioca col fuoco), non ottenibile con attrezzature casalinghe, o che non siano state acidificate a sufficienza (pH < a 4,6)
- La somministrazione di miele a bambini di età inferiore all’anno
http://www.iss.it/binary/cnrb/cont/Botulismo_Infantile_Info_genitori.pdf
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